48/48, la fine di un capitolo

Pubblicato il 25 novembre 2023 alle ore 20:23

17.07.2023


Mio nonno mi raccontava le sue storie sulle m0ntagne di 4000 metri, e si vedeva che ne era affascinato, e di conseguenza ne ero io.

Così il mio primo obbiettivo alpinistico di quando ho iniziato ad andare in montagna era quello di scalare tutte le cime che davanti avessero quel inutile ma pieno di senso 4.

Avevo 14 anni quando arrivai sulla prima cima, era l'Alphubel, e il giorno dopo invece era già ora per il secondo, il Lagginhorn.

Per le estati seguenti però il conteggio non è aumento visto che non avevo la possibilità di muovermi da solo.

Più avanti ho conosciuto Kevin, lui aveva già le patenti della macchina e quindi cominciammo a girare per il vallese a collezionare cime nuove assieme.

Su queste cime ho lasciato un pezzo di cuore, sono state il mio campo di gioco da ragazzino e sono state le mie maestre.

Mi hanno insegnato a soffrire e a sacrificarsi per quello che si vuole, mi hanno fatto capire quando stavo esagerando e mi hanno accolto quando ne avevo bisogno.

I ricordi delle salite saranno per sempre dentro di me e sono sicuro che anche loro si ricorderanno di quel ragazzino ostinato e imbranato che ero.

Torniamo alla realtà, era circa metà luglio ed ero a conteggio 46, me ne mancavano solo 2: La mitica attraversata di Schrekhorn e Lauteraarhorn.

Chiamo Dani e gli propongo di andare, accetta e quindi partiamo; ero elettrizzato al pensiero di finire tutto.

La meteo è incerta con forti venti e temporali pomeridiani, quindi decidiamo di partire un po' prima.

Arriviamo in cima allo Schrek e comincia ad albeggiare, il vento tira forte ma non si vede l'ombra di temporali e quindi continuiamo, conteggio 47.

La cima del Lauter si fa desiderare, sembra vicina ma i sali e scendi non finiscono mai.

Salgo su quello che sembrava l'ultimo dente della cresta e la vedo, chiedo a Dani se posso andare e gli dico che lo avrei aspettato sulla cima.

Qualche passo ed eccomi, mi siedo guardo nel vuoto, penso al nonno, penso alla mia famiglia, penso a una persona che non c'è più e che mi manca tanto, gli mando un pensiero e scoppio in lacrime.

Arriva Dani, ci battiamo il cinque e guardiamo l'orologio, 5 ore e 30 minuti, neanche così male visto il vento.

Sognavo quel giorno da tanto tempo, e finalmente era arrivato, ero grato di tutto questo e per qualche minuto mi sono sentito completo, ero sereno.

Nella vita di oggi dove tutto corre veloce e dove tutto sembra scontato, è stata una delle poche volte dove mi sembrava che tutto fosse completo ed ero sereno per davvero.

Grazie a tutti quelli che ne hanno fatto parte.

 

È un periodo buio, dove mi sento triste, sono successi tanti avvenimenti e situazioni che hanno cambiato la mia piccola realtà e dove mi sento un po' perso.

Queste 48 cime sono state un percorso di crescita che fino quasi alla fine avevo condiviso con una persona che purtroppo non è stata presente nel momento più importante.

Anche se questa persona non era presente, la devo ringraziare perché è stata la mia fan numero uno e non aveva mai smesso di credere in me, e gliene sarò per sempre grato.

 

 

 

 

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